La storia della struncatura
La stroncatura, in dialetto locale “struncatura”, è un prodotto tipico della cucina calabrese, in particolare di Gioia Tauro. Sebbene attualmente sia diffusa in tutta la Calabria, la zona di maggiore vendita e consumo è da considerarsi la fascia tirrenica della provincia di Reggio Calabria.
Da cosa è composta la stroncatura?
Questa pasta è realizzata con i residui di farina e crusca della molitura del grano. Il frumento integrale le conferisce il suo aspetto ruvido e grossolano, grazie alla forma e al suo particolare impasto trattiene molto bene il condimento. Viene generalmente insaporita con ingredienti tipici della tradizione contadina quali olio extravergine di oliva, aglio, peperoncino calabrese, alici e mollica di pane tostata.
Le origini della stroncatura sono molto antiche, essa giunse in Calabria dalla Costiera Amalfitana. È importante rilevare che intorno alla fine del 1800 nella Piana di Gioia Tauro, attivissima zona commerciale, si riscontrava una presenza cospicua di commercianti campani. Gli amalfitani, presenti appunto in tutta la Piana, probabilmente iniziarono a diffondere questo prodotto, originariamente destinato agli animali e che, dapprima, divenne piatto della cucina povera. Oggi è un patrimonio culinario di tutta la zona.
Come condire la stroncatura
Si racconta che i pastifici utilizzavano le scopature di magazzino, cioè raccoglievano da terra i residui misti di farina e crusca delle operazioni di molitura del grano. Successivamente venivano impastati creando un tipo di pasta dal colore scuro chiamata, appunto, struncatura.
Per il suo bassissimo costo veniva consumata dalle classi sociali meno abbienti, e per correggere o attenuare il grado di acidità veniva condita con salse molto piccanti o con acciughe salate.
Attualmente la sua ricetta è stata riscoperta e adeguata alla normativa vigente. È prodotta da pochissimi pastifici artigianali con ingredienti di qualità come il grano duro e la farina integrale.